STRISCIARE TRA VERITA’ E DIGNITA’ – ECCO IL
PROBLEMA
Achille
Baratta
Nell’appello pubblico che da più parti viene rivolto sulla
necessità inderogabile che mette l’accento su temi importanti come verità e
dignità ci sono due episodi attuali che colpiscono più degli altri. Sembrano
contrastanti ed insieme paralleli, uno dei fatti è raccontato da Gian Antonio
Stella: Hanno suonato sul palco
dell’auditorium di Bolzano. E hanno toccato il cuore di tutti. Sono i ragazzi
dell’orchestra AllegroModerato, un gruppo di musicisti che con tenacia e passione
riesce a vincere la disabilità.
E l’altro da Luigi Ferrarella che scrive: perché tanti giovani di famiglie mafiose si laureano in farmacia? Il
procuratore aggiunto Ilda Boccassini si era stupita. Ma il suo pm spiega: “la
farmacia garantisce reddito e rispettabilità sociale”.
E poi ce n’è un terzo che sta da parte di uno scrittore come Paolo
Iacci, che a settembre del 2015 per GueriNext
pubblica L’arte di Strisciare.
Enrico Finzi che ne cura la prefazione, cosi lo descrive Iacci è un signore all'antica, garbato e
attento, colto ed esperto, intellettualmente curioso ed eticamente
appassionato. Per intenderci, un bel po' più «su» di molti uomini (e di alcune
donne) delle risorse umane, negli ultimi decenni ridotti a tecnici delle
ristrutturazioni, cioè dei licenziamenti spesso sconsiderati, e dell'incremento
insensato dell'exploitment dei dipendenti (peraltro spesso precari), vera
«cifra stilistica»di un sistema produttivo che ha dimenticato che la tutela
della dignità dei collaboratori e la capacità di motivarli sono gli strumenti
più utili per incrementare la produttività delle organizzazioni, almeno in una
logica di lungo termine.
L’arte di strisciare è un vademecum sociale su come avere successo
nella vita e nel lavoro ma ci ricorda che Tutti
noi siamo collegati con tutti. Non si tratta di una nostra scelta. E sempre più
una caratteristica costitutiva del sistema in cui viviamo. Secondo la teoria
dei sei gradi di separazione ogni persona può essere collegata a qualunque
altra attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque
intermediari.
Poi raccomanda: Occorre
rendersi utili, essere disponibili, collaborare con altre persone, lasciarsi
sempre buoni rapporti alle spalle, creare legami di lunga durata e di fiducia
reciproca e di lungo periodo. Il tutto non può e non deve ridursi a una mera
ricerca di una raccomandazione.
Molto interessante il capitolo Bestiario aziendale della Piageria
dove cosi suddivide gli uomini: l’uomo vipera, l’uomo pittoraffa, l’uomo a
sonagli e l’uomo lumaca. Dopo aver descritto le caratteristiche umane che
caratterizzano i vai aggettivi, conclude nell’avvicinarsi a tutte le specie
animali fin qui descritte dobbiamo rilevarne, ancora una volta, la grande
pericolosità che si nasconde dietro a movimenti lenti, a grande compressione
dei problemi altrui e manifesta bonomia, caratteristiche che in realtà celano
l’assoluto disinteresse per il prossimo, e per i fini e gli obiettivi
dell’organizzazione che li ospita, accidenti fastidiosi di cui dimenticarsi il
più velocemente possibile.
Non è una favola è un libro, dove occorre guardare bene per vedere
le facce buone dei suonatori di orchestra e quelle bieche degli uomini
mascherati che investono denaro criminale per comprarsi quella dignità che
hanno perduto per sempre.
Paolo Iacci chiude con un punto interrogativo che è quello di
tutti i buon pensanti: Quale rispetto,
quale venerazione dovremo avere per quegli esseri privilegiati che il rango e
la nascita rendono naturalmente così
fieri, vedendo il sacrificio generoso che fanno della loro fierezza, della loro alterigia, del loro
amor proprio! Non possiedono sempre quel sublime abbandono di sé, tanto da
adempiere al seguito del principe le stesse funzioni che l'ultimo valletto
compie al seguito del suo padrone?
Noi speriamo di essere tra quelli.