giovedì 10 marzo 2016

Articolo pubblicato su CENTONOVE - Anno n. II - numero 10 - 10 marzo 2016




STRISCIARE TRA VERITA’ E DIGNITA’ – ECCO IL PROBLEMA
Achille Baratta
Nell’appello pubblico che da più parti viene rivolto sulla necessità inderogabile che mette l’accento su temi importanti come verità e dignità ci sono due episodi attuali che colpiscono più degli altri. Sembrano contrastanti ed insieme paralleli, uno dei fatti è raccontato da Gian Antonio Stella: Hanno suonato sul palco dell’auditorium di Bolzano. E hanno toccato il cuore di tutti. Sono i ragazzi dell’orchestra AllegroModerato, un gruppo di musicisti che con tenacia e passione riesce a vincere la disabilità.
E l’altro da Luigi Ferrarella che scrive: perché tanti giovani di famiglie mafiose si laureano in farmacia? Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini si era stupita. Ma il suo pm spiega: “la farmacia garantisce reddito e rispettabilità sociale”.
E poi ce n’è un terzo che sta da parte di uno scrittore come Paolo Iacci, che a settembre del 2015 per GueriNext pubblica L’arte di Strisciare.
Enrico Finzi che ne cura la prefazione, cosi lo descrive Iacci è un signore all'antica, garbato e attento, colto ed esperto, intellettualmente curioso ed eticamente appassionato. Per intenderci, un bel po' più «su» di molti uomini (e di alcune donne) delle risorse umane, negli ultimi decenni ridotti a tecnici delle ristrutturazioni, cioè dei licenziamenti spesso sconsiderati, e dell'incremento insensato dell'exploitment dei dipendenti (peraltro spesso precari), vera «cifra stilistica»di un sistema produttivo che ha dimenticato che la tutela della dignità dei collaboratori e la capacità di motivarli sono gli strumenti più utili per incrementare la produttività delle organizzazioni, almeno in una logica di lungo termine.
L’arte di strisciare è un vademecum sociale su come avere successo nella vita e nel lavoro ma ci ricorda che Tutti noi siamo collegati con tutti. Non si tratta di una nostra scelta. E sempre più una caratteristica costitutiva del sistema in cui viviamo. Secondo la teoria dei sei gradi di separazione ogni persona può essere collegata a qualunque altra attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di cinque intermediari.
Poi raccomanda: Occorre rendersi utili, essere disponibili, collaborare con altre persone, lasciarsi sempre buoni rapporti alle spalle, creare legami di lunga durata e di fiducia reciproca e di lungo periodo. Il tutto non può e non deve ridursi a una mera ricerca di una raccomandazione.
Molto interessante il capitolo Bestiario aziendale della Piageria dove cosi suddivide gli uomini: l’uomo vipera, l’uomo pittoraffa, l’uomo a sonagli e l’uomo lumaca. Dopo aver descritto le caratteristiche umane che caratterizzano i vai aggettivi, conclude nell’avvicinarsi a tutte le specie animali fin qui descritte dobbiamo rilevarne, ancora una volta, la grande pericolosità che si nasconde dietro a movimenti lenti, a grande compressione dei problemi altrui e manifesta bonomia, caratteristiche che in realtà celano l’assoluto disinteresse per il prossimo, e per i fini e gli obiettivi dell’organizzazione che li ospita, accidenti fastidiosi di cui dimenticarsi il più velocemente possibile.
Non è una favola è un libro, dove occorre guardare bene per vedere le facce buone dei suonatori di orchestra e quelle bieche degli uomini mascherati che investono denaro criminale per comprarsi quella dignità che hanno perduto per sempre.
Paolo Iacci chiude con un punto interrogativo che è quello di tutti i buon pensanti: Quale rispetto, quale venerazione dovremo avere per quegli esseri privilegiati che il rango e la nascita rendono naturalmente così fieri, vedendo il sacrificio generoso che fanno della loro fierezza, della loro alterigia, del loro amor proprio! Non possiedono sempre quel sublime abbandono di sé, tanto da adempiere al seguito del principe le stesse funzioni che l'ultimo valletto compie al seguito del suo padrone?
Noi speriamo di essere tra quelli.