lunedì 10 aprile 2017

Articolo pubblicato su 100NOVE - 6 Aprile 2017 - Taglialegna, una terapia contro la depressione

TAGLIARE E ACCATASTARE LA LEGNA COME INSEGNAMENTO SOCIALE
Achille Baratta*

Avete mai visto i nostri carbonai approntare una catasta di legna? Io ho avuto questa fortuna e pur essendo un ragazzo ho ammirato questa meraviglia artigianale realizzata con tronchi di legno assemblato alla perfezione rasentando  l’opera d’arte, poi questo insieme di legni con amorevole armonia veniva rivestito di terriccio e dopo un periodo di tempo che non conosco  diventava carbone per le nostre cucine, per i nostri focolari trasformandosi in energia e vita.
Ora Lars Mytting, in Norwegian Wood edito Utet, finito di stampare nel mese di marzo 2016 in uno stabilimento di Vicenza ci descrive un metodo scandinavo per tagliare, accatastare e scaldarsi con la legna.
Combinando ciocchi di diverso spessore e sezioni di ramo l’uomo cerca la sua esistenza e la sua stessa vita operando – Nell’età matura sulla introduzione del libro si legge: “Riesco ancora a rievocare tutte le sensazioni del giorno in cui mi resi conto che un fuoco di legna è ben più di una fonte di calore. Non era una gelida giornata d’inverno, anzi, era fine aprile. Avevo già montato da un pezzo gli pneumatici estivi sulla Volvo e ripulito gli sci dalla sciolina di Pasqua.
Eravamo venuti ad abitare a Elverum appena prima di Natale,  e per sopravvivere alla seconda metà di un inverno non troppo rigido ci bastarono il riscaldatore per il blocco motore dell’auto e un paio di stufe a ventola. I nostri vicini erano una coppia di pensionati, brava gente, dell’allegria e laboriosa generazione del dopoguerra. Il marito, Ottar, rimase chiuso in casa fino al disgelo per via di una malattia ai polmoni.
In quel giorno di primavera, mentre spirava una leggera brezza e l’acqua di fusione intorbidava i fossi, l’inverno che ci eravamo lasciati  alle spalle era l’ultimo dei miei pensieri.
Fu allora che arrivò un trattore con un rimorchio, che si fermò ed entrò in retromarcia nel vialetto dei vicini. Il motore aumentò i giri, il rimorchio s’inclinò e rovesciò nel cortile un enorme carico di legno di betulla.
Enorme? Altroché: era talmente tanta roba da lasciare una depressione nel terreno”.
Io ho sofferto di depressioni e qui ci viene proposto un antidoto ecco perché il libro ha avuto successo; è l’antidoto al nostro tempo del non fare, dell’invecchiare senza produrre, senza toccare. In Toscana nel periodo del mio male oscuro, incontrai una vecchia signora tedesca, che viveva da sola e aveva sofferto di questo malessere, che ferma il tuo cervello un tema da cui  non ti puoi liberare, aveva dell’argilla, in pasta, e disse lavorala, quella fu la prima volta che il mio male mi ha abbandonato, le mie energie si trasformarono in un manufatto che gioiosamente mostrava  che la vita ancora c’era, che la potevo ancora vivere fuori dal gelo di quel male che mi attanagliava che Bertò chiamò il male oscuro.
L’autore ci parla della betulla, da noi la quercia e riflette: “Per millenni, in Scandinavia, la legna da ardere ha avuto un’importanza capitale: già all’alba dei tempi la si spaccava e la si metteva a essiccare in vista dell’inverno seguente. Basti pensare che la parola con cui la si chiama in norvegese, in svedese e in danese, ved, è quasi identica al termine con cui gli antichi nordici indicavano l’albero við. Per noi, il bosco è fonte di riscaldamento. Agli albori della storia ci si radunava intorno a un falò, e in seguito intorno ai focolari, il cui fumo usciva da un buco nel tetto o nella tenda. La lingua norvegese ha molte antiche locuzioni legate al fuoco, per esempio, «far fuoco per la cornacchia», che vuol dire “sprecare, sciupare qualcosa”.
Inutile dire che la legna è stata importantissima per tutti i popoli, ma non basta, vista così è l’errore che  mai dopo questo libro non possiamo più commettere.
Noi ci siamo fermati alla preistoria ma i popoli evoluti crescono.
Nonostante tutti i pregi dell’accetta, bisogna essere asceti – o molto romantici – per non riconoscere che l’invenzione dello spaccalegna idraulico è una delle meraviglie del nostro tempo. In Norvegia, questa macchina compatta viene venduta in massa, e non è un caso: con la semplice pressione di un tasto, fornisce almeno quattro tonnellate di spinta controllata e regolare, in grado di vincere anche il  legno più tenace, quello che non cede all’impatto di un’accetta. L’efficacia è evidente soprattutto con i ciocchi molto nodosi o molti asciutti. Gli spaccalegna idraulici più diffusi accettano ciocchi della lunghezza massima di 37 cm oppure di 52 cm. La maggiore differenza fra un modello e l’altro  sta nella velocità soprattutto nel rientro del pistone. I più economici lavorano lenti. Quelli più costosi, di solito, permettono di regolare la corsa del pistone, con conseguente risparmio di tempo”.
Ma il vero tema è il fuoco e la bellezza dell’inverno, mi viene da pensare alla Nostra Etna, alla mia Floresta o a Cesarò. Ecco come l’autore lega questi eventi al significato d’essere uomo.
Eccola, finalmente, la «bella stagione fredda», come cantava Joachim Nielsen, All’incirca a fine ottobre, arriva una giornata in cui la stufa elettrica sta costantemente accesa eppure la casa è sempre freddina, e la manopola del riscaldamento dell’auto  è sempre sul rosso. Ecco, quello è il momento di andare in legnaia e dare inizio alla convivenza con l’inverno.
E subito dopo Natale arriva il momento della verità: «Basterà?». Già, perché ci si può far perdonare la tircheria nel regalo di cresima dei figli, o un ritardo nell’ordinazione dei nuovi mobili da giardino, o perfino il fatto di spendere i soldi delle vacanze per costruirsi un nuovo garage: ma non una provvista insufficiente di legna. Per l’uomo che lascia la famiglia al freddo, non c’è pietà”.
Poi l’autore chiude con un po’ di numeri, sono queste la sintesi di una serie di riflessioni, ma non in percentuale i numeri sono per depressi e noi preferiamo rivivere e vivere convinti che i nostri politici che giurano la verità sappiamo il suo vero significato che non può prescindere dagli alberi, dalla natura e dall’umano che asserisce che le bugie hanno le gambe corte.


* ingegnere progettista